Panoramica mercati
La seconda settimana di guerra porta con sé nuovi ribassi e swing di prezzo gigantesche non solo sui mercati del gas e del petrolio, ma in maniera preoccupante anche su altri mercati, come i metalli di base e i prodotti agricoli. Record di prezzo per il nickel, ad esempio, hanno portato alla chiusura delle negoziazioni, e la difficoltà di far fronte alle margin calls determina liquidazioni che minano il funzionamento ordinario dei mercati. Sul fronte della guerra, la mediazione di Israele è fallita, la UE appronta un piano di emissione di debito congiunto per finanziare l’acquisto congiunto di energia, l’esercito russo avanza lentamente ma la resistenza ucraina comincia a dare segni di indebolimento, e gli Stati Uniti ragionano sulla possibilità di imporre un embargo sul petrolio russo, eventualità che ha già suscitato la reazione russa con la minaccia di fermare i flussi del Nord Stream 1.
Oil
Non si ferma il rally dei prezzi del petrolio, a fronte di tensioni crescenti sui mercati e un contagio generalizzato che travolge anche gli operatori più grandi che devono fronteggiare richieste di liquidità senza precedenti. Il meeting dell’OPEC+ non ha portato alcuna novità, mentre il rilascio di 60 milioni di barili dalle riserve mondiali si è dimostrato un tampone temporaneo. Prezzi dell’energia a questi livelli spingono verso una stagflazione mondiale, motivo per cui si attendono senza troppa sorpresa le prime evidenze di una distruzione di domanda industriale (e crescita del PIL) che potrebbe essere l’unica soluzione, seppure drastica, alla situazione attuale.
Gas
I flussi russi continuano ad onorare i contratti in essere, ma la paura di un’improvvisa interruzione spinge i mercati gas a sessioni volatili totalmente scorrelate da una logica di prezzo, guidati dalle margin call asfissianti delle clearing banks e dalle coperture di mercato di breve periodo. Mentre si valuta, per colpire ancora più a fondo l’economia russa, l’embargo dell’Oil da parte di USA e EU, Novak minaccia possibili ripercussione sui flussi del Nord Stream 1 (fortemente impattanti in primis sui bilanci energetici della Germania). Inoltre, la Commissione Europea si sta muovendo verso obblighi di riempimento degli stoccaggi europei che porta le curve dei prezzi dei futures a sperimentare una surreale backwardation. Dopo questa settimana a livello fondamentale è previsto un calo della domanda anche se la pressione sugli stoccaggi rimane elevata. Gli spread con i mercati asiatici continuano ad incentivare l’arrivo di navi di LNG.
Questa mattina il mese di aprile TTF scambia a 236,00 €/MWh (PSV-TTF marzo +1,25 €/MWh) mentre il WIN22 TTF a 152,00 €/MWh (PSV-TTF WIN22 +5 €/MWh). Outlook sideways
EUA
Il prezzo del contratto EUA-DIC 22 nella giornata di lunedì ha chiuso la sessione a 58,36 €/ton in discesa forte rispetto al close di martedì scorso (69,74 €/ton). Anche il prezzo UKA-DIC 22 in leggera discesa ha chiuso la sessione di ieri a 69,04 £/ton (83,55 €/ton). L’aggravarsi della crisi Russia-Ucraina continuerà a scuotere i mercati finanziari globali e ad esercitare pressioni al ribasso sui prezzi dell’EUA. La crisi ha anche portato a prospettive più cupe per l’economia dell’UE, con conseguente indebolimento dell’euro e ripercussioni negative anche sull’UEA. Un certo supporto potrebbe provenire da volumi d’asta leggermente inferiori. Durante questa settimana, ci saranno quattro aste senza l’asta polacca bisettimanale. Un totale di 9,29 Mt da vendere al mercato. Detto questo, il processo di assegnazione gratuita in corso in alcuni Stati membri potrebbe portare più industriali a vendere le loro quote gratuite per raccogliere denaro per linee di credito. Outlook: Bearish
Power
La situazione power resta molto tesa in particolare sullo spot e short term. Le temperature sotto media e il poco vento di questa settimana danno la spinta al rialzo lato fondamentale, anche se dalla prossima settimana il meteo potrebbe rientrare nei parametri stagionali. La modifica della formula per il calcolo dello Strike Price nell’ambito del capacity market, avvenuta lo scorso 4 marzo con la delibera 83/2022, ha tolto il cap a 409 €/MWh ai prezzi di marzo e ha legato lo Strike Price all’andamento dei prezzi spot, lato gas ed EUA, concedendo ai produttori di seguire liberamente il forte incremento dei prezzi gas. La curva a sua volta segue l’andamento emergenziale dei mercati anche se l’impatto bearish della CO2 ne mitiga e rallenta l’ascesa. Outlook: bullish