Panoramica mercati
La riduzione della produzione di petrolio domina l’agenda della settimana. La performance del mercato azionario di ieri negli Stati Uniti è stata contrastante mentre il Dow Jones e l’S&P 500 sono saliti rispettivamente dell’1,0% e dello 0,4%, il Nasdaq ha perso lo 0,3%. Il Brent continua a salire e ora viene scambiato appena sopra gli 85 dollari al barile. Il Nikkei giapponese è salito dello 0,2%, mentre l’Hang Seng di Hong Kong ha chiuso in ribasso dello 0,6%. Uno sviluppo più debole è stato causato anche dai segnali economici di ieri dell’ISM americano per l’industria manifatturiera, dove tutti i sottoindici sono ora al di sotto della soglia dei 50, che è il limite per la crescita del settore. Le statistiche hanno anche contribuito al calo dei rendimenti dei Treasury statunitensi, con il rendimento a 10 anni ora scambiato al 3,42%. L’agenda statistica continua ad essere un po’ scarna anche se ogni piccolo pezzo del puzzle contribuisce al quadro generale. Donald Trump prende spazio sui media in relazione alla sua apparizione in tribunale a New York (stasera alle 20:15).
In Australia, come previsto, la banca centrale, la Reserve Bank of Australia (RBA), ha lasciato invariato il tasso di policy in attesa degli effetti economici dei precedenti rialzi dei tassi. Mentre la RBA sottolinea che il sistema bancario è solido, indica anche che potrebbe essere necessario aumentare ulteriormente i tassi di interesse per riportare l’inflazione all’obiettivo.
OIL
Il Brent ha aperto il mese di aprile con un massiccio gap di $6/b, scambiato inizialmente sopra gli $86/b e salendo alle stelle dopo la notizia inaspettata che i paesi OPEC+ applicheranno ulteriori tagli alla produzione. Il contratto di giugno stamattina viene scambiato leggermente sopra gli 85 $/b. Guidato dall’Arabia Saudita, il cartello OPEC+ ha deciso un ulteriore taglio della produzione che potrebbe arrivare fino a 1,1 mb/g, a partire dal prossimo mese. Questa mossa si aggiunge alla decisione della Russia di ridurre la sua produzione di 500kb/d in rappresaglia alle sanzioni occidentali di febbraio e alla decisione del gruppo di tagliare la produzione di 2mb/d a ottobre. I tagli totali raggiungerebbero un calo teorico dell’offerta di 3,6 mb/g in un mercato che sembrava già stretto per la fine dell’anno. La mossa arriva dopo il recente calo del prezzo a 70 $/b a seguito delle turbolenze bancarie intorno a metà marzo che hanno alimentato i timori di una recessione. Sembra essere una misura di emergenza dei paesi OPEC+ per sostenere il mercato e limitare il rischio al ribasso. Gli analisti di Goldman Sachs ritengono che la decisione potrebbe aumentare il prezzo del Brent di $ 10 al barile nel breve termine e che $ 100 al barile non siano un obiettivo irresponsabile per la fine dell’anno. Outlook: bullish
GAS
Parte il contratto summer con uno scenario completamente differente rispetto a quello dello scorso anno, in primis con livelli record di giacenza negli stoccaggi, un mercato in contango e paesi come Austria, Germania e Italia che non necessitano di aste strategiche e soggetti di ultima istanza per coprire le mancanze del mercato. Il freddo questa settimana sollecita la domanda sul mercato a pronti ma supply norvegese, flussi dal nordafrica e LNG continuano ad essere protagonisti. Se le consegne estive non destano particolari preoccupazioni, lo fanno però i futures sui contratti invernali. La spinta in acquisto sul winter trascina il mercato a pronti a rialzo mettendo in discussione il trend ribassista in atto da parecchie settimane. Questa mattina il mese di maggio TTF scambia a 50,0 €/MWh (PSV-TTF +1,90 €/MWh) mentre il winter23 TTF a 61,3 €/MWh (PSV-TTF -1,00€/MWh).
Outlook: sideways-bullish
Power
La settimana in delivery e la prossima sono caratterizzate da temperature nuovamente sotto media stagionale, anche se si tratta di un freddo ormai primaverile e non più invernale. La carenza di idro mette ulteriore tensione ed alza i residual load, mentre il vento resta l’unico elemento mitigatore insieme al naturale indebolimento della domanda per il ponte di Pasqua. Resta ancora molta incertezza sulle modalità e sui tempi per la riattivazione del decreto per la massimizzazione degli impianti a carbone, decaduto lo scorso 31 marzo 2023.
Queste prime giornate di aprile mostrano come l’assenza dell’obbligo di offerta di questi impianti a -500 €/MWh, come da decreto, abbia reso nuovamente teso lo spot italiano. Il sentiment positivo che è tornato sui mercati equity si riflette positivamente sui prezzi della CO2, così come le comunicazioni arrivate domenica dai paesi OPEC+, relativamente a nuovi tagli della produzione, portano su il prezzo del petrolio. In questa ondata di sentiment positivo si agganciano anche gas e power. I cal power riprendono un trend rialzista, per ora, di breve periodo. È forse ancora troppo presto per parlare di inversione del trend ribassista che ha fatto da protagonista da inizio anno ad oggi, ma potremo verificare in questo mese di aprile la forza di questo ritorno di positività.
Outlook: bullish
CO2
Il prezzo del contratto EUA dec-23 ieri sera ha chiuso a 96 €/ton in forte salita rispetto al close di venerdi 91,75 €/ton. La prospettiva di una riduzione dell’offerta nelle aste nelle prossime due settimane potrebbe fornire un po’ di supporto. A causa delle vacanze di Pasqua, questa settimana si terranno solo tre aste, seguite da quattro nella settimana successiva. Tuttavia, anche la domanda diminuirà durante la settimana festiva, compensando questo supporto. Il prezzo delle emissioni è stato spinto a rialzo anche dal balzo che ha fatto il brent nella notte di domenica in seguito al taglio di produzione dell’OPEC.
Il prezzo EUA è salito la scorsa settimana sull’ottimismo di una fornitura extra di EUA inferiore al previsto nel 2023, indicato dall’annuncio della Commissione europea sulle vendite di REPowerEU. I volumi degli scambi sono rimasti robusti durante la scorsa settimana, con 24-31 Mt scambiati giornalmente per il contratto front-dec su ICE, tranne venerdì. Ci sono state diverse operazioni in blocco di grandi dimensioni, 5 e 6 Mt ciascuna, che probabilmente indicavano il rollio delle posizioni da parte delle utility. I dati pubblicati da ICE sul Commitment of Trades hanno mostrato che i fondi di investimento hanno continuato a ridurre drasticamente le posizioni lunghe nette, che ora ammontano a 4,5 milioni di tonnellate al 24 marzo. Questo è quasi 4 Mt inferiore rispetto alle loro partecipazioni al 17 marzo.
Outlook: bullish