Panoramica mercati
In attesa delle elezioni del Congresso di oggi e dei dati sull’inflazione alla fine di questa settimana, i prezzi delle azioni statunitensi hanno continuato a salire ieri. L’S&P 500 è salito dell’1%, il NASDAQ dello 0,9% e il Dow Jones dell’1,3%. La giornata di negoziazione è stata segnata, tra l’altro, dalla speranza che i modelli storici, in cui il periodo successivo alle elezioni ha spesso portato a mercati azionari in rialzo, si ripetano. I tassi di interesse statunitensi e il dollaro si sono leggermente ritirati e l’euro ha riguadagnato la parità rispetto al dollaro USA.
In Asia i tassi sono negativi a Hong Kong (-0,1%) e Shanghai (-0,5%) ma positivi a Tokyo (+1,5%). Dopo una campagna elettorale americana insolitamente intensa per le cosiddette elezioni di medio termine (vale a dire le elezioni per il Congresso ma non per la Casa Bianca), è ora di andare alle urne. Il Congresso è composto dalla Camera dei rappresentanti, di cui tutti i 435 seggi sono ora in palio, e dal Senato, di cui 35 dei 100 seggi sono ora in palio.
Negli ultimi due anni, i Democratici hanno avuto la maggioranza in entrambe le camere (grazie al voto decisivo del vicepresidente Harris), e il presidente Biden è stato così in grado di portare a termine almeno parte della sua politica. Tutto indica che quel periodo sta volgendo al termine. I Democratici sembrano in parte risentire del consueto calo del partito presidenziale alle elezioni di medio termine e, in parte, puniti per l’economia vacillante, soprattutto per l’elevata inflazione.
Ci si aspetta che i repubblicani prendano il controllo della Camera dei rappresentanti con un margine abbastanza netto e abbiano buone possibilità anche al Senato, sebbene quella corsa sia molto più uniforme. Nei prossimi due anni sarà quindi molto più difficile per Biden portare a termine qualcosa (ad esempio in termini di incentivi finanziari). Probabilmente la settimana prossima Trump annuncerà la sua candidatura alla presidenziali del 2024.
Oil
Il Brent oggi sta scambiando a 97,45 $/b. I prezzi del petrolio si sono stabilizzati stamattina tra le scorte tese e la debolezza del dollaro che contribuiscono a bilanciare la notizia che la Cina manterrà la sua politica restrittiva contro il COVID, il che potrebbe colpire la crescita della domanda da parte del maggiore importatore mondiale di greggio. Nel fine settimana la Cina ha affermato che manterrà la sua attuale strategia zero-COVID, con limitazioni agli spostamenti e possibili lockdown.
La notizia ha fatto scendere i prezzi di circa un dollaro al barile, spegnendo le speranze di vedere una svolta nel paese, mentre l’attività economica viene profondamente colpita da questa strategia. Un dollaro debole rende le materie prime valutate in dollari più economiche per i compratori esteri. Le posizioni nette lunghe sul Brent sono aumentate di oltre 22.000 unità nell’ultima settimana, per un totale di 227.665 unità a martedì scorso, il massimo da giugno.
L’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio ed i suoi alleati, gruppo noto come OPEC+, si incontreranno all’inizio di dicembre e sembrano pronti a supportare i prezzi con altri tagli della produzione, se necessario.
Outlook: bullish
Gas
Contratti forward nuovamente in calo, con prezzi del mercato a pronti che trovano invece un maggior supporto, ma che rimangono ampiamente a sconto rispetto alla curva. Le anomalie termiche associate alle politiche persuasive per la riduzione dei consumi, nonché i prezzi disincentivanti per l’industria, portano a una depressione della domanda.
Questo spinge a ritardare le erogazione nei centri di stoccaggio europeo, e fomenta l’ottimismo per i livelli di giacenza necessari al fabbisogno invernale. Gli approvvigionamenti via nave di LNG continuano a esser massimizzati in EU, vista la ridotta domanda asiatica. Anche Coal e Power non sono supportivi per i prezzi del Gas Naturale. L’Ucraina incrementa le importazioni in controflusso dagli altri hubs per sopperire alla propria domanda. Questa mattina il mese di dicembre TTF scambia a 116,00 €/MWh (PSV-TTF dicembre -4,00 €/MWh) mentre il Q123 TTF a 126,00 €/MWh (PSV-TTF Q123 -4,50 €/MWh).
Outlook: bearish
EUA
Il prezzo del contratto EUA-DIC 22 ha chiuso a 77,8 €/ton nella giornata di ieri in salita rispetto al close di venerdì a 76,46 €/ton. Dal Commitments of traders di ICE del 2 novembre si nota come i fondi di investimento abbiano invertito la loro posizione (sono passati da una posizione netta short di 6,7 mt a una long di 5,6 mt). Questa è sicuramente stata una delle cause che hanno fatto salire repentinamente il prezzo dell’EUA nell’ultime due settimane.
Domenica si è aperto il vertice COP27 sul clima a Sharm El-Sheik in Egitto. In cima all’agenda c’è la questione dell’attuazione, ovvero come rendere operativo l’accordo di Parigi e più nel dettaglio le regole concordate a Katowice e Glasgow.
L’altro grande tema è il finanziamento dell’azione per il clima nei paesi in via di sviluppo. Il vertice probabilmente non avrà alcun impatto diretto sull’ETS dell’UE, dal momento che la delegazione europea arriva quest’anno senza un nuovo impegno per la riduzione delle emissioni.
Più vicino a noi, i principali eventi da seguire questa settimana sono il dibattito REPowerEU nella sessione plenaria del Parlamento europeo e le riunioni sul CBAM e sulla revisione dell’ETS. La prima discussione è prevista per il 10 novembre. Per quanto riguarda gli ultimi due, la presidenza ceca (in rappresentanza del Consiglio) e Peter Liese (in rappresentanza del Parlamento europeo sul fascicolo ETS), hanno dichiarato l’obiettivo comune di concludere i fascicoli ETS, CBAM e Social Climate Fund il 12 dicembre.
Outlook: bullish
Power
Dopo un riavvicinamento verso la media stagionale delle temperature, lo scorso weekend, il meteo torna ad essere decisamente mild per le prossime settimane. Il vento resta molto scarso, così come le precipitazioni e questi sono gli unici elementi a dare continuo sostegno ai prezzi. Sullo spot resta da prestare attenzione ad eventuali nuove comunicazioni da parte di Edf sulle manutenzioni dei nucleari che, nell’eventualità di qualche incursione fredda verso la fine novembre, potrebbero generare panico sui prezzi a schermo. Infatti, lo scorso 3 novembre il colosso francese Edf ha nuovamente rivisto al ribasso la produzione da fonte nucleare per il 2022, infiammando rapidamente i prezzi per il mese di dicembre che, nel corso delle prime ore di trading di venerdì mattina, è tornato a tradare sopra i 1000 €/MWh.
Ad oggi il dicembre francese scambia a 605 €/MWh. La salita dei prezzi di venerdì sulla Francia si è riassorbita rapidamente e non ha avuto ripercussioni sul resto della curva, né per la Germania né per l’Italia. I CAL23 proseguono il loro andamento lievemente bearish, come già osservato nel corso del mese di ottobre.
Outlook: bearish